Per la mia enoteca ho scelto un luogo a cui sono sempre stato affezionato: un vecchio panificio chiuso da molto tempo. È stato emozionante rientrare dopo tanti anni in queste stanze vuote e farle tornare in vita. Parte dei lavori di ristrutturazione li ho fatti in prima persona mettendoci passione e sudore.
Il nome Joja l’ho preso dal nomignolo affettuoso con cui mia nonna chiamava nonno Mario Noaro, una persona che è sempre stata un esempio di coraggio per me. Lui ha saputo ripartire dopo aver perso le gambe a diciannove dopo una tragica escursione sul Pasubio. Nonostante ciò, non si è mai perso d’animo e ha affrontato la vita con coraggio e positività. Il suo esempio e che è un esempio per affrontare questi anni travagliati dall’epidemia.
Ora che le luci si sono riaccese nel locale di Via Carducci, al suo interno trovata me e il mio staff pronti ad offrirvi vini e cibi di qualità, realizzati da produttori indipendenti che lavorano come noi con una grandissima passione.
Marco Carollo, sommelier
Sono un sommelier AIS dal 2010 e mi sono diplomato all’istituto alberghiero di Recoaro. Alla fine degli studi mi sono subito lanciato nel mondo della ristorazione lavorando in importanti locali della zona di Schio. Con mio fratello, lo chef Paolo Carollo, ho gestito per un paio di anni il ristorante “Statale 46” a Valli del Paubio. Poi la mia vita è cambiata quando, nel marzo 2011, a 27 anni sono andato in Perù. Doveva essere una vacanza, ma si è trasformata in un’esperienza di vita. Lì infatti ho incontrato Jacqueline Rey, fondatrice e direttrice della prima scuola di sommelier e servizio di sala di Lima, che mi ha chiesto di occuparmi della parte didattica dei loro corsi. Grazie a questo lavoro sono entrato in contatto con Wong, un'azienda proprietaria di una catena di supermercati alimentari del lusso, con oltre mille negozi e 14 mila dipendenti sparsi fra Cile, Colombia, Argentina e Perù. Di fatto la più grande cantina commerciale latinoamericana. Wong mi ha assunto come responsabile immagine per il settore dei vini e liquori. Mi sono quindi trovato a lavorare per un’azienda che gestisce il 70% del mercato dei vini nel paese. Per loro ho lavorato anche a Expovino, una sorta di piccola Vinitaly, che mi ha permesso di conoscere importatori ed enologi da ogni parte del mondo.
Per me sono stati anni importanti che hanno coinciso con una grande crescita del mercato dei vini dal Perù. Ho lavorato con i più importanti cuochi peruviani ed anche per lo Stato peruviano. In pratica ho fatto da ambasciatore dei vini italiani e ho ottenuto dei prestigiosi riconoscimenti. Sono stato nominato “mejor sommelier de Wong y Expovino” e sono diventato presidente dell'Unione Peruviana Sommelier, un'associazione con 4 mila affiliati.
Avevo un ruolo d’immagine per cui sono finito in Tv e alcune riviste hanno parlato di me. Tuttavia nel mio cuore c’era sempre la voglia di tornare a Schio, dove sono cresciuto e dove ho amici e affetti. In un’intervista del 2013 riguardo al mio futuro dicevo: «il mio songo è quello di tornare in Italia ed aprire una mia enoteca dove io possa mettere in gioco tutta l’esperienza conseguita in Perù». E quindi eccomi qua dietro al bancone di Joja